Dopo la variante inglese e sudafricana, c’è una nuova mutazione del coronavirus Sars-Cov-2 a destare particolare preoccupazione. Si tratta della variante brasiliana: diagnosticata a Manaus, in Brasile, è stata isolata l’11 gennaio scorso dall’Istituto nazionale giapponese per le malattie infettive (Niid). Al momento la versione brasiliana non è ancora giunta in Italia, ma arriverà sicuramente anche qui. Quello che preoccupa maggiormente di questa variante è la sua sospetta capacità di sfuggire al sistema immunitario. Si tratta sempre di mutazioni che si accumulano a livello della proteina Spike, ma in questo caso la Spike ha una conformazione diversa e gli anticorpi la riconoscono infatti con minore efficacia. Inoltre, il virus mutato sarebbe non solo più infettivo, ma potrebbe anche re-infettare chi è già stato colpito dal Covid-19, come si è potuto osservare già in Brasile. Ad oggi non sappiamo se i vaccini attuali saranno efficaci anche contro la variante brasiliana come, secondo recenti studi, è stato confermato succeda per la variante inglese. Servono ulteriori studi per avere più certezza in materia. Ma secondo gli esperti, in pochi mesi i vaccini potrebbero essere adattati alle nuove varianti, proprio come accade già oggi per contrastare l’influenza con le campagne di vaccinazione che cambiano da un anno all’altro per adattarsi ai cambiamenti dei virus influenzali.
Non bisogna comunque seminare il panico tra le persone. È invece necessario comprendere meglio la situazione, monitorando la circolazione di queste varianti, attraverso una continua attività di sequenziamento e isolamento virale. Oltre al monitoraggio delle mutazioni, bisogna evitare inoltre la diffusione del contagio attraverso misure di contenimento e restrizione: più il virus circola e si diffonde, più muta. E’ infine fondamentale velocizzare le vaccinazioni, in quanto un’immunizzazione lenta favorisce la comparsa di varianti.
CORONAVIRUS, PREOCCUPA LA VARIANTE BRASILIANA
Le categorie maggiormente a rischio