COVID: SECONDA DOSE CON UN VACCINO DIVERSO DALLA PRIMA? I PRIMI DATI SONO INCORAGGIANTI

Nelle ultime settimane si sta discutendo molto sulla possibilità di fare il richiamo con un vaccino anti-covid diverso, piuttosto che con lo stesso della prima dose.
Una recente ricerca spagnola ha monitorato 670 volontari di età compresa tra i 18 ei 59 anni che avevano già ricevuto una prima dose di AstraZeneca (un vaccino a vettore virale) e che hanno ricevuto in seguito Pfizer (vaccino a RNA messaggero): gli effetti collaterali non sono stati diversi e, in compenso, sembra che il mix abbia aumentato e potenziato la risposta immunitaria. Risultati simili arrivano dal Regno Unito.
Quindi decidere di somministrare la seconda dose di vaccino anti coronavirus con un preparato diverso da quello usato in occasione della prima inoculazione, dal punto di vista medico, non sembrerebbe costituire un problema. Anzi, in alcuni casi, sembrerebbe essere addirittura preferibile in quanto potrebbe evitare un eventuale problema di “sensibilizzazione” agli adenovirus nel caso dei vaccini a vettore virale.
L’Agenzia europea dei medicinali Ema non si è pronunciata a riguardo ma, qualora i primi dati positivi fossero confermati, un utilizzo di vaccini anti-Covid diversi tra prima e seconda dose potrebbe essere un’opzione interessante e utile per aiutare i Paesi alle prese con scarsità di dosi o con lo stallo delle campagne vaccinali. Si potrebbe, ad esempio,  valutare tale ipotesi pensando ad una seconda dose con un vaccino diverso da AstraZeneca per i soggetti più giovani, che rappresentano la fascia maggiormente colpita dagli eventi rari di trombosi registrati.

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