Nei giorni scorsi il tema di rendere obbligatorie le vaccinazioni per iscrivere i bambini all’asilo ha acceso un ampio dibattito. Si tratta di una scelta importante che nasce da una situazione di scarsa adesione vaccinale e che mette in evidenza il valore solidaristico delle vaccinazioni: se tutti si vaccinano si crea un’immunità di gregge che protegge tutta la comunità. Negli ultimi anni la percentuale dei bimbi vaccinati ha subito un progressivo calo, complici anche le false informazioni sugli effetti dei vaccini che circolano in rete (ne è un esempio la recente bufala sull’autismo). La cosa non va assolutamente sottovalutata. Non bisogna infatti dimenticare che le vaccinazioni rappresentano l’unico strumento di prevenzione di malattie infettive che possono avere esiti anche fatali o fortemente invalidanti. La gente pensa che sia inutile vaccinarsi perché alcune malattie non si vedono più, ma non è così: queste malattie non sono scomparse, solo non si manifestano più grazie proprio all’effetto della vaccinazione. Quindi il pericolo non sono le vaccinazioni quanto le malattie che torneranno se si scenderà sotto la soglia di copertura. Ecco perché l’Emilia Romagna ha deciso di intervenire per garantire la protezione della popolazione, imponendo alle famiglie l’obbligo di vaccinare i propri figli prima di iscriverli all’asilo. L’unico modo per proteggere tutti è vaccinare tutti perché se tutti sono vaccinati gli agenti infettivi non circolano. Diversa la risposta della Regione Lombardia dove le vaccinazioni rimarranno ‘raccomandate’ per i bambini sotto i due anni e non diverranno obbligatorie per poter iscrivere i figli ai nidi. In Lombardia si preferisce percorrere per ora la strada del convincimento, non quella dell’obbligo: il livello educativo dei genitori fa sperare che non ci voglia l’imposizione poliziesca per convincere un genitore che vaccinarsi è meglio che rischiare la malattia. L’intento è quello di garantire una buona copertura vaccinale arrivando all’adesione spontanea grazie ad un serio lavoro di informazione, sensibilizzazione e responsabilizzazione delle famiglie per far capire l’importanza dei vaccini e sgretolare i falsi miti. Per evitare ulteriori confusioni sull’argomento, un intervento di questo genere dovrebbe essere attuato a livello nazionale, anche se sono comunque necessari ancora grossi sforzi per convincere il pubblico e gli stessi medici dei benefici delle vaccinazioni; e la regionalizzazione della sanità, per cui non è più possibile avere un protocollo vaccinale uniforme sull’intero territorio nazionale, di certo non aiuta.
VACCINI: OBBLIGATORI PER L’ISCRIZIONE ALL’ASILO?
Le categorie maggiormente a rischio